#4: Non deludere te stessa!

Per il post di oggi prendo spunto da una frase dell’ultima puntata della serie “Vikings: Valhalla”, che a me piace molto… perché la filosofia riguarda ogni aspetto della vita e si può fare filosofia veramente con tutto!

La frase viene pronunciata da Jarl Estrid Haakon, regina di Kattegat, come incitazione alle shieldmaiden, le donne guerriere, prima di iniziare una battaglia:

“Se non volete deludere gli dèi, vi basterà non deludere voi stesse!”

Questa frase mi ha colpito per la sua brevità e per la sua essenza: proprio come un aforisma, esprime in modo chiaro e semplice un concetto molto complesso!

Cosa intende dire Estrid con questa frase?

Vi dico come l’ho intesa io, ben sapendo che poche righe non possono esaurire un tema così complesso… ma cerchiamo comunque di dire qualcosa! 

Al di là del fatto che ognuno di noi può credere o meno negli dèi, in un unico Dio o non credervi affatto, il suo senso è facilmente comprensibile a chiunque; 

potremmo infatti tradurre tale frase nel modo seguente:

“Se non vuoi deludere i tuoi più alti valori, non deludere te stessa!” 

L’aspetto divino della vita, infatti, ha da sempre mirato a condurci verso il nostro comportamento migliore.

Questa semplice osservazione presuppone che ognuno di noi, dentro di sé, conosca quale è il comportamento migliore da tenere in ogni situazione e che potrebbe di fatto tenerlo se, prima di agire mossi dall’istinto, ci si fermasse a compiere una breve riflessione.

La frase afferma che il principio del bene è in qualche modo depositato dentro di noi e, come già disse Socrate, quando si sbaglia si confonde il bene con il male: non si compie mai il male volontariamente! E’ come dire che ogni essere umano tende, per sua natura, al bene.

Questo presupposto lascia una grande possibilità: quella di potersi connettere con se stessi e decidere, volta per volta, l’azione migliore da compiere.

In tal modo si potrà non deludere se stessi e, di conseguenza, anche gli dèi (per mantenere il lessico della frase presa in esame) si sentiranno appagati ed approveranno tale azione!

Sembra una frase forte questa… e forse lo è! Perché - si potrebbe obiettare - che ne è di tutte quelle azioni che a un qualche essere umano possono sembrare giuste ma che producono un danno verso se stessi o verso altri?

Ecco, la mia interpretazione è la seguente: dipende dal punto di vista da cui si guarda!

Se guardiamo l’evento dal punto di vista di chi ha subito un danno, senz’altro la cosiddetta “vittima” non potrà pensare che quell’azione sia sostenuta dagli dèi;

se però guardiamo la stessa azione dal punto di vista degli dèi, che conoscono il livello evolutivo di quello specifico essere umano e di cosa significhi per lui agire bene o male, allora le cose cambiano!

Vedere le cose della vita in questo modo, significa accettare profondamente che tutto ciò che accade è sempre permesso dal Divino e, come dicono anche gli stoici, abbia come fine ultimo il bene di tutti… il problema è che ognuno di noi, come singolo individuo, non è in grado di vedere il Tutto, così come lo vede il Divino, e perciò non possiamo osservare tutte le conseguenze di ogni atto - piacevole o spiacevole - nel corso del tempo e tutti gli effetti che produce, compresi i benefici in termini trasformativi, o evolutivi che dir si voglia!

E’ su questa accettazione, credo, che si fondi la Misericordia Divina e il principio del perdono, in quanto ci riconosciamo tutti soggetti a commettere azioni che non soddisfano gli dèi, ma con la possibilità di non deludere noi stessi, e quindi gli dèi, in ogni punto del nostro livello evolutivo.